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Arti marziali - società sportive |
La storia
delle arti da combattimento ha sempre avuto due facce:
quella militare e quella sportiva, retaggio delle due
attività da cui queste discipline derivano.
Le arti marziali nascono infatti da due attività
fondamentali sin dalle prime orde umane: la caccia e la
difesa del territorio.
Tuttavia, gli scontri tra le tribù o i regolamenti di conti
all'interno dei clan gentilizi, costituivano un peso
notevole per una popolazione numericamente esigua e con una
mortalità elevata.
Per questo, si svilupparono metodi per risolvere le
controversie senza esiti mortali. Le arti marziali, le danze
ritualizzate, vennero create a questo scopo.
Il salto di qualità delle arti marziali venne con la nascita
dello Stato. Analogamente ai cavalieri occidentali, caste di
combattenti si svilupparono in ogni regione in cui
prevalsero rapporti di produzione analoghi (Giappone, Cina,
sud est asiatico, ecc.), con un'ideologia simile (il codice
d'onore dei cavalieri occidentali e dei samurai è
praticamente lo stesso).
Nell'Ottocento, quando in Europa la guerra si basava su
moltitudini di uomini armati di fucili, in Giappone i
samurai reprimevano i contadini a colpi di katana. Le arti
marziali che conosciamo oggi hanno un'origine varia. Alcune
sono attività sportive di origine militare (il judo e il
ju-jitsu, il sambo), altre derivano da tecniche elaborate
nel corso di una lotta contro un'occupazione militare (il
karate e il kobudo di Okinawa, le arti marziali filippine,
il silat indonesiano); altre, venivano coltivate in seno a
clan di origine gentilizia e sono giunte a noi per vicende
storiche di varia natura (le arti marziali cinesi, il kali
filippino, alcune forme di lotta del Caucaso); altre,
infine, sono una derivazione delle prime categorie (le arti
marziali coreane e vietnamite).
Le arti marziali moderne, siano esse "storiche" e
"filosofiche" come il sumo, o "moderne" e "commerciali" come
la kickboxing e i combattimenti ultimate fighting, sono
pervenute a noi tramite una serie interminabile di passaggi.
Per questo, la ricostruzione storica che le diverse
discipline fanno dello sviluppo delle arti marziali ha più a
che vedere con il marketing che con la storia.
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Atletica - società sportive |
lanci e
salti sono i progenitori dello sport moderno.
Non c'è pratica sportiva, infatti, che non comprenda almeno
una di queste componenti.
E, non a caso, l'atletica viene considerata la regina di
tutti gli sport.
Se cimentarsi in una delle branche dell'atletica era pratica
comune già ai tempi delle antiche olimpiadi greche (se ne
disputarono 294 edizioni, probabilmente a partire dal 776
a.C.), non va dimenticato che, quando nella seconda metà del
XIX secolo nel Regno Unito furono introdotti i concetti di
sport di squadra e sport educativo unito a quelli del
recupero degli ideali classici, sfidarsi in una delle
discipline di corsa, lanci, salti contribuì alla nascita
dello sport moderno.
Nell’atletica leggera, l’Inghilterra fu la prima nazione a
raggiungere uno sviluppo tale da avvertire la necessità di
riunirsi per disputare un campionato nazionale: era il 1866,
e qualche anno più tardi (1880) venne fondata una
federazione per gestire l’intero movimento.
Piano piano altre nazioni fecero altrettanto, e nel 1912
nacque l’organismo internazionale che tuttora governa questo
sport su scala mondiale, la Iaaf (International Amateur
Athletic Federation).
Tuttavia questi enti, agli inizi della propria vita, non
erano in grado di regolare il panorama nazionale o
internazionale dell'atletica.
Così, le prime gare importanti, i primi campionati
nazionali, e le prime gare internazionali di risonanza
nacquero ancora prima della Iaaf.
Infatti, nel 1896 ad Atene, pur priva di un'organizzazione a
livello planetario, l’atletica recitò il ruolo predominante
nell’ambito dei primi Giochi Olimpici dell’era moderna. Ma
fino al 1908, le Olimpiadi restarono un avvenimento del
tutto marginale nel panorama dell'atletica mondiale.
In Italia, le prime gare d'atletica furono disputate dal 15
al 19 marzo del 1869, nel Primo Convegno Ginnastico
Italiano, che fu il primo campionato italiano di ginnastica.
In quell'occasione gli atleti si cimentarono anche nei salti
in alto e in lungo, con e senza rincorsa, nell’asta (con un
attrezzo di faggio lungo 3 metri), nel lancio (da fermi) di
una palla di ferro del peso di 15 kg, e nei 200 metri. |
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Ballo e danza – società sportive |
Ballo e
danza possono essere considerati sinonimi, in quanto in
entrambe si deve seguire la musica con i movimenti del
corpo, in base a determinate regole. Questa pratica è stata
esercitata nei palazzi reali come nelle piazze, da nobili e
religiosi come dalla gente comune, e ha attraversato la
storia grazie alle tradizioni popolari e al mondo militare.
Ma, anche se le origini sono comuni, e risalgono agli albori
della storia dell'umanità, una differenza tra ballo e danza
c'è: per il primo lo spirito è più ricreativo e competitivo,
per la seconda si parla soprattutto di Arte.
Sembra che i primi passi di ballo siano stati codificati
dagli antichi egizi, ma questa pratica conobbe la sua più
grande diffusione grazie alla scuola francese: nel 1661,
Luigi XIV, il re Sole, istituì la prima Accademia Reale di
Danza che diede gran risalto alla preparazione tecnica degli
artisti, a scapito della loro libertà d'espressione.
Per questo motivo, nel 1780, il coreografo J. G. Noverre
contribuì a far chiudere l'Accademia e, con la sua idea del
ballet d'action, restituì all'espressività la giusta
importanza e incoraggiò l'uso della pantomima per esprimere
con i gesti anche i sentimenti. Subito dopo la Rivoluzione
francese, anche in Italia si aprì l'Imperial Regia Accademia
di Ballo, presso il Teatro alla Scala di Milano. Verso la
metà dell'800 si comprese l'importanza delle luci in scena,
fu disegnato il primo tutù e furono adottate le scarpette da
punta per esaltare la leggerezza delle danzatrici.
Con il tempo i virtuosismi della danza classica divennero
nuovamente incapaci di esprimere la passione e la
naturalezza del movimento del corpo, sino a quando, tra la
fine dell'800 e gli inizi del '900, la ballerina
statunitense Isadora Duncan divenne la pioniera della danza
moderna facendosi portavoce della "danza libera", opponendo
la libertà del movimento, in totale accordo con l'istinto,
all'eccessivo zelo tecnico delle accademie. Nel 1909, con il
debutto del Ballets Russes di Serge Diaghilev al Thèatre du
Chàtelet di Parigi, si hanno anche in Europa le prime
avvisaglie della danza moderna.
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Diving – società sportive |
quando i
nostri antenati misero la testa sotto il pelo dell'acqua, il
problema non fu tanto quello di immergersi, quanto di
restarci il più a lungo possibile: respirare sott'acqua
divenne la sfida più importante.
Il primo a ottenere risultati soddisfacenti fu, a cavallo
tra '600 e '700, l'astronomo Halley, il quale adattò al
tuffatore un casco di legno collegato con un tubo a un tino
pieno d'aria. Era il primo abbozzo di scafandro.
Grazie all'introduzione di rame, acciaio e soprattutto
gomma, Augusto Siebe nel 1837 realizzò un apparecchio,
fondato sui principi validi ancora oggi, comprendente un
costume stagno e un casco sganciabile, munito di valvole
d'immissione e di uscita dell'aria.
Il passo successivo, soprattutto per salvare le vite dei
marinai dei primitivi sommergibili, fu quello di “sganciare”
il palombaro dall'aria pompata dalla superficie. Ci riuscì
nel 1915 Robert Davis, che ideò il Submarine escape
apparatus: un apparecchio di salvataggio dotato di bombola
d'ossigeno ad alta pressione, erogato in un sacco da un
rubinetto aperto dal palombaro, e un boccaglio da cui
aspirare il gas ed espellere l'aria viziata, che veniva
depurata prima di tornare al sacco. Al comandante Le Prieur
va il grande merito di aver voluto scendere nel mare
piuttosto che sfuggirne. Nel 1925 ideò il primo scafandro
autonomo, che scaricava l'aria viziata in acqua (eliminando
così i rischi d'intossicazione da anidride carbonica) e che
utilizzava bombole ad aria compressa (e non ossigeno,
pericoloso a forti pressioni).
Unico svantaggio, il costante afflusso d'aria: uno spreco
che si traduceva in un'abbreviazione delle immersioni.
Un decisivo passo avanti fu compiuto nell'ottobre del 1943,
quando nelle acque di Marsiglia, Frédéric Dumas raggiunse i
-62 metri utilizzando lo scafandro ideato dal luogotenente
Jacques-Yves Cousteau e dall'ingegner Gagnan. Consisteva in
un riduttore che liberava a richiesta l'aria contenuta nelle
bombole, in qualunque posizione, e occhiali da cacciatore
sottomarino racchiudenti occhi e naso. Il nuotatore
stringeva tra i denti un boccaglio di gomma, da cui
attraverso il riduttore affluiva l'aria delle bombole.
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Calcio - società sportive |
Il calcio
era conosciuto fin dai tempi greci come l'episciro, (episkyros)
giocato con i piedi, e il pheninda giocato utilizzando anche
le mani.
Nel mondo romano prese il nome di harpastum, o anche detto
in volgare il piede-palla. Conosciuto in tempi antichi si
praticava anche in Cina, chiamato tsu ciu, che significa
calcio palla. Nel periodo rinascimentale fu molto praticato
e giocato nelle piazze di Firenze. Con alcune regole, lo si
chiamò calcio fiorentino.
Abbiamo però molte testimonianze che si giocava anche a
Bologna, Padova, Urbino, Mantova e Venezia. In alcune città
lo si proibì perché si era trasformato in un gioco violento
sia con i giocatori che con i tifosi.
L'antico gioco della palla era molto diverso dal moderno
calcio, infatti le caratteristiche erano piuttosto vicine al
rugby. In alcune scuole si accese la disputa per alcune
regole e lo scontro portò a due correnti: quella
dell'Università di Rugby impose il suo regolamento "mani e
piedi" e il contatto anche violento con l'uomo, mentre le
altre, più portate all'eleganza che non alla irruenza, per
distinguerlo nettamente lo chiamarono "piede-palla", cioè
"foot-ball".
Nelle maggiori Università ebbe molta più fortuna il secondo
regolamento. A Cambridge nel 1846 nacque la prima squadra di
vero calcio moderno, il Cambridge
Club Football. All'inizio del 1863 si contavano 11 squadre.
Il 26 ottobre 1863 si diede vita alla Football Association.
Seguirono
altre riunioni "tecniche" per stendere un regolamento. Ma
qui iniziarono le accese discussioni su vari punti
discordanti; finchè il successivo 9 dicembre ci fu una
scissione fra chi voleva il rugby e chi il calcio.
Il calcio conobbe subito grande popolarità e diffusione,
finché arrivò anche in Italia nel 1893, quando a Genova
venne fondata la prima società italiana, dal nome anglofilo
Genova cricket and athletic club. Poi a Torino nel 1896
nasce la Federazione nazionale di football. Prenderà poi nel
1909 il nome di Federazione italiana gioco calcio (FIGC). Il
primo campionato si disputò nel 1898.
Nella
Olimpiade del 1908 che ebbe luogo a Londra, il calcio fu
inserito nelle discipline
olimpiche.
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Equitazione - società sportive |
Nella
iconografia di maniera il periodo tra la fine del XIX secolo
e l'inizio del XX coincide anche per la cavalleria con la
belle époque.
Le celebrazioni dei due secoli di vita dei più antichi
reggimenti sono l'occasione per ricordare fasti e tradizioni
dell'Arma.
Non ci sono tuttavia solo le esibizioni a cavallo ma, nella
realtà dei fatti, si riaffermano i valori fondanti di questa
disciplina: coraggio e generosità.
La Scuola di cavalleria ricostituita a Pinerolo nel 1849
diventa un centro a livello europeo per la pratica della
equitazione militare e nel 1891 viene enucleato un
distaccamento a Tor di Quinto, alla periferia di Roma, dove
si svolgono i corsi di equitazione di campagna.
I concorsi ippici, il primo internazionale in Italia è del
1902 a Torino, sono la manifestazione agonistica di un
profondo mutamento intervenuto nell’equitazione militare.
Prima della rivoluzione industriale e della macchina a
vapore la forza di traino e di trasporto dell'umanità,
spettava ai buoi, agli asini e ai cavalli. Nel 1896 si
tennero ad Atene le prime olimpiadi moderne, ma bisogna
arrivare al 1912 a Stoccolma per vedere l'equitazione
ammessa tra i giochi olimpici. Prima di diventare un
“atleta” il cavallo era un mezzo di trasporto. Il più veloce
mezzo di trasporto a disposizione. Infatti, a quei tempi, le
emozionanti gare di velocità tra macchine e cavalli erano
vinte dai cavalli.
La nascita e l'evoluzione degli sport equestri, dove la
potenza del cavallo viene utilizzata anche per il salto, ha
avuto origine dalle scoperte rivoluzionarie, per i tempi, di
Federico Caprilli.
Negli sport olimpici l'Italia, dal 1948 al 1979, ha
raggiunto l'eccellenza, grazie ai fratelli Piero e Raimondo
D'Inzeo.
Nelle discipline olimpiche del “Completo” e del “Salto
Ostacoli”, oltre al senso artistico è necessaria una gran
dose di coraggio.
Raimondo D'Inzeo durante i campionati mondiali del 1998 è
stato designato come miglior cavaliere al mondo. I fratelli
D’Inzeo hanno partecipato a otto olimpiadi vincendo ori,
argenti e bronzi, oltre a numerosi campionati del mondo,
europei, italiani, individuali e a squadre. |
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Fitness - società sportive |
La parola
“aerobica”, deriva da due termini greci: aer (aria) e bios
(vita). Si tratta, dunque, di un’attività fisica che, per
essere svolta sfrutta l’ossigeno dell’aria. L’esercizio
aerobico divenne popolare negli Stati Uniti per merito del
dottor Kenneth C. Cooper, medico della Nasa: negli anni '50
e '60, questi si accorse che gli astronauti, all’inizio di
ogni missione spaziale erano al massimo della forma fisica,
mentre, una volta tornati sulla Terra, manifestavano deficit
muscolari e organici simili a quelli riscontrabili nelle
persone che conducevano una vita sedentaria.
Questo a causa della ridotta attività fisica all'interno
delle navicelle spaziali e della mancanza di gravità.
Dopo studi eseguiti su centinaia di persone, Cooper
introdusse una primitiva forma di aerobica: il jogging, che
consisteva in una corsa prolungata nel tempo ma a bassa
intensità, adatta a mettere in funzione, ossigenando
l’organismo, il cuore e l’apparato circolatorio,
potenziandoli.
Ma il jogging si rivelò noioso, e ben presto venne
abbandonato.
Così lo stesso Cooper, fondatore del Cooper Aerobics Center
di Dallas in Texas, pensò che si poteva ottenere lo stesso
risultato eseguendo sul posto degli esercizi aerobici svolti
a ritmo sostenuto. Egli definì questa nuova disciplina “il
giusto uso dell’ossigeno per mezzo di esercizi che
accrescono la capacità del corpo di muovere aria dentro e
fuori i polmoni con estremo beneficio della circolazione
sanguigna”: in una parola, l'aerobica.
Negli anni '70, grazie all’ex ballerina, Jacki Sorens,
l’aerobica venne abbinata alla musica, trasformando così
esercizi ripetitivi in una forma di divertimento, dando
l’energia che permette di compiere con minor fatica
movimenti pesanti e fornendo il giusto ritmo di esecuzione.
Grazie a questa accoppiata (esercizio fisico e musica) la
ginnastica aerobica divenne la forma più popolare di
attività fisica del Nord America.
Solo agli inizi degli anni ’90, grazie alla collaborazione
tra preparatori, medici dello sport, dietologi e psicologi
nasce il fitness, nel quale trova precisa collocazione anche
l'aerobica.
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Ginnastica artistica - società sportive |
Già
nell'antica Grecia si trovano riscontri della ginnastica e
ancor prima, nella civiltà Cretese. Alcune testimonianze ci
raccontano di prove acrobatiche le cui tracce sono
raffigurate su antiche anfore. Dobbiamo però arrivare in
Europa tra il Settecento e l'Ottocento per avere le
specialità regolamentate e l'utilizzo di attrezzi
codificati.
Il fine di questa pratica in quei tempi, però, era solo
militare.
Nelle prime Olimpiadi del 1896, ad Atene, la ginnastica
artistica compare come disciplina sportiva.
In questo sport sono sei le specialità per gli uomini
(parallele, anelli, sbarra, cavallo con maniglie, volteggio
al cavallo e corpo libero) e quattro per le donne (parallele
asimmetriche, trave, volteggio al cavallo e corpo libero).
La ginnastica artistica prevede che l'atleta esegua per
ognuna delle sei o quattro specialità, una progressione di
movimenti con difficoltà crescente. Perché "artistica"?
Perché in questo sport si tiene in grande conto anche
l'esecuzione, la coreografia complessiva e il perfetto
allineamento del corpo.
Basta un piede non perfettamente allungato, una mano con le
dita aperte, un atterraggio con i piedi distanziati per
essere penalizzati.
In questa splendida specialità olimpica dove eccelle la
velocità, la coordinazione, la forza muscolare e la
scioltezza al tempo stesso, l'Italia ha ottenuto nel corso
degli anni ottimi risultati anche se la ginnastica artistica
è ancora appannaggio quasi esclusivo dei giapponesi e degli
atleti dell'Est.
Ma come dimenticare l'oro olimpico nel 1964 di Franco
Menichelli, oppure le gesta del più grande ginnasta italiano
Alberto Braglia che vinse ben tre ori olimpici: nel 1906 ad
Atene, a Londra nel 1908 e a Stoccolma nel 1912. Braglia
diventerà poi allenatore della nazionale italiana portandola
alla vittoria nelle olimpiadi di Los Angeles nel 1932 con
l'oro di Romeo Neri.
E cosa dire di Yuri Chechi? Oro olimpico ad Atlanta nel
1996, questo splendido atleta che nella sua meravigliosa
carriera ha vinto tutto e che è diventato per tutti il
"Signore degli anelli".
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Motociclismo - società sportive |
Le origini
della motocicletta si confondono e s'intrecciano per poi
dividersi con quelle dell'automobile e della bicicletta.
Con a disposizione il motore, i costruttori dei prototipi
auto, lasciarono le tre ruote per orientarsi alle quattro,
mentre i pionieri dei "velocipedi con motore" abbandonarono
le tre per farne solo due di ruote.
Dopo l'invenzione del motore, il primo ad applicarlo su un
veicolo a tre ruote è il francese Federico Millet, che
brevetta il 22 dicembre del 1888 la "Bicyclette à petrol
Soleil". Inoltre Millet è in ritardo su Daimler e Benz: il
29 gennaio 1886. Anni dopo, sono due fratelli russi emigrati
a Parigi, i Werner, a costruire un veicolo a due ruote.
La loro idea funziona e costruiscono alcuni esemplari messi
in commercio il 17 gennaio del 1898. I modelli si
moltiplicano per opera dei francesi Rivierre, Fournier, De
Dion, Rambaud, Gareau, Gillardot; dei tedeschi Hildebrand,
Wolfmuller; non mancano gli italiani con Figini, Lazzati,
Castellazzi, Rosselli, Edoardo Bianchi; infine gli inglesi
con i due fratelli Goyan e Stevens, che fondano la nota AJS,
iniziando la produzione in serie, ma anche la sfida con le
moto del continente.
La prima uscita della motocicletta che si conosca, è la
Parigi-Bordeaux del 1895, mentre la prima gara in assoluto
di motociclette si svolse in Inghilterra a Richmond il 29
novembre 1897. Vinse C. Jarriot su una Fournier.
Nel 1904 in Francia nasce il Motocycle Club France, e
contemporaneamente, la Federation International des Club
Motocycliste. Non mancarono in Italia gli appassionati, ma
soprattutto non mancarono i "maghi" dei motori.
A Milano nel 1911 si costituisce il primo Moto Club
d'Italia. Nel 1912 si organizza il primo Campionato di
Motociclismo. Nel 1913 la prima competizione di grande
rilievo: l'Audax.
Nel 1933 si costituisce la Federazione Motociclistica
Italiana.
La Gilera nasce nel 1909, la Benelli nel 1911, la Guzzi nel
1921, seguì poi la Morini, la Ducati, la Laverda, la Garelli,
la Motobi, la Mondial, la Agusta, e molte altre ancora,
mentre la Aermacchi collaborò per la costruzione in Italia
su licenza americana delle famose moto Harley- Davidson.
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Quale
rapporto avevano gli uomini dell'antichità con il mare, i
corsi d'acqua e il nuoto? Non è facile rispondere a questa
domanda, però il fatto che anche le civiltà più antiche
praticassero la pesca prima e la navigazione poi è già di
per sé abbastanza indicativo.
Diverso invece il rapporto con il nuoto propriamente detto.
Da questo punto di vista la più antica rappresentazione di
nuotatori si trova in un bassorilievo di Ninive (XI secolo
a.C.), conservato al British Museum. La prima cosa che balza
agli occhi è che i nuotatori procedono già secondo uno stile
di movimento assai vicino al moderno “crawl”(stile libero).
Successivi reperti antichi invece, tra cui non pochi di età
romana, fanno pensare all'adozione dello stile "a rana".
Presso gli antichi, il nuoto doveva essere considerato così
importante e indispensabile per un giovane e soprattutto per
un soldato, da giustificare frasi e detti come quello greco:
"Non sa né nuotare né correre", o quello romano: "Non sa né
nuotare né leggere".
Il primo vero e proprio trattato sul nuoto appartiene invece
al tedesco Wynmann e risale al 1583. Fu verso la fine del
1700 che lo sport del nuoto fece la sua comparsa, con la
creazione in Germania del primi stabilimenti balneari e dei
primi club di nuoto. Nel XIX secolo invece, la spinta viene
soprattutto dalla Gran Bretagna, dove erano sorte numerose
società, cosicché fu proprio a Londra che, nel 1837, si
disputarono le prime gare degne di questo nome.
In Italia il nuoto arrivò invece in ritardo, quando ormai
negli altri paesi aveva già superato la fase pionieristica.
La prima società italiana di nuoto fu chiamata "Rari Nantes"
dal verso dell'Eneide “Adparent rari nantes in gurgite
vasto”(Appaiono pochi nuotatori nel vasto mare), fu fondata
a Roma da Achille Santoni, il più grande pioniere del nuoto
italiano, nel 1891.
Il nuoto è ritenuto, a ragione, lo sport più completo perché
fa muovere contemporaneamente tutto l’apparato muscolare.
E’ forse per questo che in Italia è praticato da moltissime
persone di tutte le età.
Molto sentita e sviluppata l’attività agonistica a tutti i
livelli.
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Pallacanestro - società sportive |
Il papà
della pallacanestro, nota anche in Italia con il nome di
basket (che in inglese significa, appunto, canestro) o
basketball, è stato il pastore luterano James Naismith,
insegnante di educazione fisica a Springfield, vicino a
Boston, nel Massachusetts, presso il college della YMCA.
Nel 1891,
questo professore ideò un gioco per permettere ai suoi
studenti di svolgere attività sportiva in un luogo coperto,
anche durante il periodo invernale. Il professor Naismith
arrivò al basket partendo dal football americano, ma la
leggenda vuole che egli si fosse basato su un suo gioco
d’infanzia "Duck on the rock", in cui i bambini dovevano
cercare di colpire un sasso posto sopra una roccia
orizzontale.
E con un
bersaglio del genere, orizzontale e non verticale, non
sarebbe bastata la semplice forza: per eccellere nella nuova
disciplina sarebbero servite in misura ancora maggiore,
abilità e precisione.
Fu quindi
lui a dettare le regole fondamentali che, più o meno,
rappresentano oggi i cardini della moderna pallacanestro.
Il gioco
doveva essere praticato con un pallone rotondo, e poteva
essere trattato solo con le mani; non era consentito
camminare o correre con il pallone in mano; i giocatori
potevano prendere una posizione sul campo di gioco in
qualsiasi momento e dovunque preferissero; non era permesso
il contatto fisico (in particolare erano proibiti i contatti
"rudi"); la "meta", cioè il canestro, era collocato
orizzontalmente in alto.
La prima
partita ufficiale di pallacanestro ad essere finita negli
annali, si disputò a New Haven (ovviamente negli Stati
Uniti) il 20 marzo 1897: in quella sfida, la Yale University
sconfisse per 32-10 la Pennsylvania University.
La prima
apparizione della pallacanestro in un'edizione delle
Olimpiadi fu a Saint Louis (ancora negli Usa) nel 1904, ma
si trattò solamente di una presenza dimostrativa. Fu ammessa
ufficialmente tra gli sport olimpici soltanto 32 anni più
tardi, ai Giochi del 1936 a Berlino.
La data di
nascita del campionato italiano maschile risale al 1922,
mentre quello femminile nacque con la stagione sportiva
1930-31.
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Pallanuoto - società sportive |
Il
predecessore della moderna pallanuoto, fu un gioco che
apparve per la prima volta in Gran Bretagna nel 1869, e
legato ai tentativi degli sportivi dell'epoca di dare nuova
linfa alle monotone gare di nuoto.
Il gioco venne chiamato "foot-ball in the water" e aveva ben
poco in comune con la pallanuoto, ma contribuì, perdonate il
gioco di parole, a muovere le acque: non solo destò
l'interesse degli spettatori, ma un anno dopo la London
Swimming Association diede incarico ad alcuni nuotatori
professionisti di dettare le regole di questo nuovo sport.
Gli atleti del club di canottaggio "Bournemouth", ebbero il
grande merito di diffondere l'antenato della pallanuoto in
tutto il Regno Unito, arrivando anche a fissare la lunghezza
del campo (50 yarde, pari a 45,5 metri) e il numero dei
giocatori (7, ma fino al 1885 si giocò con squadre composte
da 12 elementi), così come il numero degli arbitri (un
direttore di gara e due guardalinee). Ma non essendo ancora
state "inventate" le porte, per segnare un punto bisognava
depositare la palla sulla "zattera" degli avversari.
Le prime regole ufficiali della pallanuoto furono ideate nel
1876 da William Wilson, a Glasgow, dove venne anche
disputato il primo incontro ufficiale, nel fiume Dee. Con il
passare degli anni la pallanuoto venne inserita
ufficialmente in un numero crescente di manifestazioni
natatorie e festival del mare, raccogliendo sempre maggiori
consensi.
Le squadre inglesi e scozzesi cominciarono a sfidarsi tra
loro, e poco dopo vennero istituiti i primi campionati, che
obbligarono gli organizzatori a fissare altre regole comuni.
Verso la fine del XIX secolo, la pallanuoto si diffuse anche
sul continente americano: anche lì, agli inizi niente porte,
ma sui bordi della piscina c'era un bersaglio da toccare con
la palla.
Nel resto d'Europa, invece, questo sport fu giocato per la
prima volta in Germania, nel 1894.
La pallanuoto fa parte del programma olimpico già dal 1900,
dai Giochi di Parigi, mentre i primi campionati europei
furono giocati nel 1926 a Budapest.
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Pallavolo - società sportive |
La data in
cui venne inventata la pallavolo non è affatto certa. La sua
collocazione, comunque, viene fatta risalire alcuni anni
dopo l'introduzione della pallacanestro, quindi alla fine
del 1800. A proporla per la prima volta è stato William C.
Morgan, insegnante di educazione fisica presso l'Università
di Hollyocu, nel Massachussetts (Usa).
La sua idea era quella di tenere in forma, durante il
periodo invernale, i giocatori di baseball e rugby. Fu così
che Morgan ideò un gioco che prendeva ispirazione dal
tennis, solo che per colpire la palla, invece di utilizzare
delle racchette venivano usate le mani: lo chiamò
volley-ball, ovvero palla a volo.
La rete da tennis (esattamente la stessa) venne alzata a due
metri dal suolo, e Morgan obbligò a giocare la palla
esclusivamente con le mani.
All'inizio non c'erano limitazioni al numero di giocatori (a
patto che le due squadre fossero composte da un ugual numero
di atleti), né al numero di tocchi a disposizione: inoltre,
come nel tennis, erano consentiti due tentativi di servizio,
e la battuta era considerata buona se cadeva oltre i tre
metri dalla rete. Inoltre il pallone non poteva
assolutamente toccare la rete.
Gli incontri venivano divisi in set, la durata di ognuno dei
quali dipendeva dal numero dei giocatori in campo.
Naturalmente, l'obiettivo era quello di far cadere la palla
nel campo avversario, e quindi cercare di conquistare più
punti possibili fino ad arrivare al traguardo definito.
Agli inizi la pallavolo non ebbe una grande diffusione,
poiché le regole variavano da nazione a nazione.
Il grande successo della pallavolo si deve ai tecnici delle
compagnie petrolifere, che furono i primi a praticare questo
sport nei college, e in un secondo tempo ai soldati
americani impegnati nella Prima Guerra Mondiale, anni nei
quali il volley si diffuse anche in Italia.
Nel 1948 viene giocato a Roma il primo campionato d'Europa,
vinto dalla Cecoslovacchia, che sarà anche l'organizzatrice
del primo campionato del Mondo (Praga, 1949).
Nel 1964, a Tokio, la pallavolo viene ammessa alle
Olimpiadi.
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Pattinaggio - società sportive |
Sembra che
la storia del pattinaggio a rotelle inizi proprio con un
paio di pattini in linea.
La tradizione infatti, dice che nel '700 un olandese,
volendo imitare i pattini da ghiaccio, inchiodò delle
spatole in legno a un supporto, sempre di legno, da fissare
sotto le scarpe.
Ben più certa, invece, la data del 1863, quando un americano
ideò il primo pattino a rotelle a coppie di ruote parallele:
l'invenzione ebbe enorme successo rispetto agli antenati dei
pattini in linea, tanto che questa divenne lo standard,
crescendo in popolarità.
Data la tecnologia dell'epoca, infatti, i pattini in-line
non avrebbero potuto funzionare bene quanto i pattini
convenzionali, e presto finirono dimenticati in qualche
soffitta.
Nel 1930 i pattini a rotelle con coppie di ruote parallele
erano ben affermati e conosciuti, ma è stato solo dal 1959
in avanti che è cominciata l'evoluzione tecnica dei
materiali: prima arrivò la produzione in massa di pattini
con ruote in metallo, quindi, nel 1973, vennero introdotte
le ruote in poliuretano, che contribuirono a migliorare il
pattino e ad aumentarne la diffusione.
E il pattinaggio in linea?
Bisogna aspettare il 1980 per rispolverarlo: allora, due
fratelli del Minnesota (Usa), entrambi giocatori di hockey
su ghiaccio, per caso trovarono un vecchio modello di
pattino in-line curiosando in un negozio di articoli
sportivi, e pensarono di utilizzare un attrezzo simile per
gli allenamenti fuori stagione. Si misero così a studiare e
ad assemblare nella cantina di casa, a Minneapolis, il primo
modello di pattini in linea.
La “promozione” del pattinaggio in-line, fu però legata non
agli allenamenti estivi degli hockeisti, ma alla sua
presentazione come nuovo sport: attraverso la creazione di
eventi, gare e attività di ogni tipo divenne, negli anni
'90, un vero e proprio fenomeno di costume tra i giovani.
Oggi il pattinaggio è uno sport accessibile a persone di
tutte le età, e praticabile con qualsiasi livello di
preparazione atletica |
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Pugilato - società sportive |
Le origini
del pugilato risalgono all'antichità. Alcuni incontri famosi
sono descritti nell'Iliade e nell'Eneide. I combattenti
usavano proteggersi le mani con lacci di cuoio rinforzati
con placche di piombo.
Il pugilato iniziò a far parte del programma olimpico nel
668 a.C. Non erano previste categorie di peso e pertanto la
disciplina, a livello agonistico elevato, era riservata a
soggetti di taglia notevole.
Il pugilato era presente anche nella Roma antica. Bisogna
giungere al 1719 per vedere nascere a Londra una scuola
moderna di pugilato.
Non esistevano regole di combattimento e i pugili lottavano
a mani nude. Jack Broughton, propose nel 1743 un codice di
regole che includevano: l'identificazione di un ring
delimitato da corde, la presenza di due secondi che
potessero assistere il pugile, l'identificazione di un
arbitro per il giudizio e di un altro arbitro che
controllasse il tempo. Inoltre venivano indicati i colpi
vietati, ma non vi era però limite alla durata dei
combattimenti.
Nel 1825 si svolse il primo incontro tra un campione
britannico, Sayer, e un campione americano, Heenan. Finì
dopo 42 riprese con un'invasione di campo da parte della
folla, la fuga dell'arbitro e un verdetto di parità che
calmò parzialmente gli animi degli spettatori.
Fu merito soprattutto del marchese di Queensberry l'avvio
verso il pugilato moderno.
Venivano introdotte tre categorie di pesi (massimi, medi e
leggeri); veniva stabilito il conteggio dei 10 secondi per
il KO e l'obbligo per l'altro pugile di allontanarsi senza
colpire l’avversario caduto, anche se questo aveva solo un
ginocchio a terra. Erano obbligatori guanti nuovi.
La durata delle riprese era fissata in 3 minuti, con un
intervallo di 1 minuto; rimaneva fluttuante il numero delle
riprese. Bisogna arrivare ai primi del 1900 per la creazione
di altre categorie (medio-leggeri, piuma, gallo, mosca e
medio-massimi) e per limitare la durata degli incontri: 20
riprese, 15 per gli incontri validi per titoli europei e
mondiali, 12 per titoli nazionali.
Limitando la durata dell'incontro, si imponeva la necessità
di individuare criteri per la vittoria ai punti.
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Non è
facile stabilire con precisione le origini degli sci. Fanno
parte della storia dei popoli nordici dalla notte dei tempi.
Le prime testimonianze certe di attrezzi simili agli sci,
usati come mezzi di locomozione, si devono a ritrovamenti
fossili risalenti a più di 2500 anni a.C. in Siberia,
Scandinavia e Lapponia.
Il prelato ravennate Francesco Negri, pare sia stato il
primo italiano a calzare un paio di sci durante un viaggio
in Lapponia nel XV secolo. Nel 1890 giunse a Torino, per
lavoro, l'ingegnere svizzero Adolf Kind, alpinista e
sciatore, portando con sé un paio di sci di frassino.
Le sue evoluzioni sulla neve entusiasmarono gli amici che ne
seguirono ben presto l'esempio e, dopo averne imparati i
rudimenti, sperimentarono le prime vere escursioni in
montagna.
Per merito di quegli ardimentosi pionieri, nel 1901 nacque a
Torino il primo sci club italiano, sostituito pochi anni più
tardi dalla Federazione Italiana dello Sci (FIS), diventata
in seguito Federazione Italiana Sport Invernali, fondata a
Milano da Alberto Bonacossa, che ne fu anche il primo
presidente.
Alla fine del 1800 con l’introduzione dell'uso dei
bastoncini, nacque lo sci di fondo con la tecnica detta del
passo alternato. Fu l'americano Bill Kock ad adottarla per
la prima volta alle Olimpiadi, nel 1976 a Seefeld in
Austria. Lo sci da fondo però, perfetto per le enormi
distese scandinave, non era l'ideale per le ripide discese
alpine. Nella seconda metà del 1800, Sondre Norheim, un
falegname norvegese della regione Telemark, cominciò a
sperimentare vari sistemi di curva e frenata usando un unico
bastone ed attacchi con il tallone libero.
ll Telemark fu soppiantato negli anni '20 dalla tecnica
detta Cristiania, dal nome della regione di Oslo in cui si
sviluppò. Grazie a nuovi attacchi che bloccavano il tallone,
le curve erano ora condotte con gli sci paralleli.
Era nato lo sci alpino la cui evoluzione è legata a quella
dei materiali: i vecchi scarponi di cuoio con le stringhe
sono stati sostituiti con calzature sempre più tecniche, che
bloccano la caviglia permettendo un perfetto controllo degli
sci, accorciati ed alleggeriti, fatti di materiali sempre
più sofisticati.
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Nel tennis
la palla viene scambiata per mezzo di una racchetta, al di
sopra di una rete e nei limiti di un campo rettangolare, da
due o quattro giocatori.
Si ritiene che il nome derivi dal francese “tenez” che
significa “prendete!”.
Così dicevano i francesi, per avvertire l’avversario che si
stava mettendo in gioco la palla. La parola, pronunciata
all’inglese, diventò l’attuale tennis.
L’origine del tennis si rifà a un gioco francese
vecchissimo, che si chiamava “paume” (palma, perché veniva
giocato con la mano), e derivava a sua volta da giochi
ancora più antichi.
I greci, infatti, lo chiamavano “spheristiké”.
Lo “spheristiké” giunse a Roma, e prese il nome di “pila”.
Da Roma andò in Gallia e, col nome di “paume”, divenne lo
sport nazionale. Mentre i normanni l’insegnavano agli
inglesi, tutta la Francia impazziva per la “paume”, le
scommesse, intorno ai campi di “paume” erano sfrenate. Re
Luigi X, morì per aver ecceduto in una partita
accanitissima.
Carlo V, durante la guerra dei cento anni, dovette ridurne
la diffusione: i francesi preferivano giocare a “paume,”
invece che prendere il nemico a bersaglio delle loro frecce.
Le regole del “jeu de paume,” furono codificate per la prima
volta nel 1559: dalla “paume” sono derivati tutti gli
attuali cugini del tennis: il ping-pong, lo squash, la
pelota.
Il tennis, quello inglese, lo brevettò nel 1847 un maggiore
dell’Armata delle Indie, Mr.Wingfield. Le regole non erano
quelle di adesso: il campo era lungo 18,2 metri, era largo
alla base 9,10 e al centro soltanto 6,3. La rete era alta
addirittura 2,15 ai lati, e 1,45 in centro forse perché i
giocatori non colpissero la palla con troppa violenza. Nel
tempo il campo si allungò, la rete sì abbassò.
Quando, nel 1900, si disputò la prima Coppa Davis i
regolamenti e le dimensioni erano pressappoco quelli attuali
e i campioni portavano calzoni alla caviglia e camicie con
le maniche lunghe.
Oggi il Tennis è uno degli sport più praticati e in Italia
si contano milioni di appassionati e migliaia di impianti.
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Nei tempi
antichi, la navigazione era legata alla storia e alle
attività mercantile delle nazioni, ma giocava un ruolo
cruciale per la crescita dei Paesi e la loro espansione sui
mari.
Nell’antichità, quindi, la vela era intesa come “motore” per
rendere le navi sempre più veloci, per rendere maggiormente
fruttiferi gli scambi e per ottenere il primato militare
negli scontri bellici sull’acqua.
E’, quindi, particolarmente arduo individuare il momento in
cui, la navigazione a vela aggiunge all’aspetto
utilitaristico quello ludico e agonistico.
Con ogni probabilità, infatti, già nell’antichità si
tenevano “competizioni” veliche, ma è difficile reperirne
tracce certe.
Secondo le fonti più attendibili, la prima competizione di
vela, che si tiene ancora al giorno d'oggi, fu la
“Cumberland Cup”, inaugurata nel 1715.
La prima competizione internazionale, invece, risale al 1851
e fu la "Hundred Giuneas Cup", oggi conosciuta come Coppa
America, ribattezzata così dopo il successo di
un'imbarcazione chiamata “America”.
Quest'evento ha segnato il debutto della vela a livello
competitivo, proprio come la conosciamo oggi.
La vela divenne sport olimpico nel 1900, ai Giochi di
Parigi. La Federazione Internazionale di vela (ISAF) fu
fondata nel 1906. Adesso include 121 stati membri e più di
mezzo milione di velisti.
Per quanto concerne l’Italia, nel 1873 nasceva a Napoli,
prima nel Paese, la Società delle Regate, per organizzare
l'attività velica che già da qualche anno spontaneamente si
svolgeva nel golfo.
La vela, oggi, è un vero e proprio stile di vita per milioni
di persone in tutto il mondo.
E' uno dei pochi sport al mondo dove l'età non conta: è
l'esperienza acquisita nel corso degli anni che completa la
preparazione di un vero atleta. I partecipanti ad una regata
devono affrontare non solo gli avversari, ma anche i fattori
climatici.
Una sfida con sè stessi prima che con l’avversario, il tutto
a stretto contatto con il mare.
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